Qualche tempo fa a tutti coloro che avevano un contratto di telefonia è capitato di ricevere un sms in cui la compagnia diceva che avrebbe iniziato a fatturare ogni 28 giorni, anziché una volta al mese. La comprensione di questa strategia non è stata affatto facile per molti, ma una sentenza che ha condannato le compagnie ha fatto capire che sicuramente qualcosa che non andava c’era. Un comportamento poco carino considerando che molte di queste agenzie hanno la fiducia dei propri clienti da tanti e tanti anni. Per molti, infatti, non è considerato accettabile e la risposta non si è fatta attendere. Qualcuno ha provato a cambiare compagnia, qualcun altro ha raccolto firme di protesta, qualcun’altro è rimasto in attesa della sentenza dall’associazione consumatori.
Il consumatore non può fare molto, anche perché si ritrova, di fatto, con le mani legate: a meno che non faccia a meno del telefono, non gli resta, infatti, che subire questo torto. Molto più corretto da parte di queste agenzie sarebbe stato inviare a ogni abbonato una lettera (o un’e-mail) dando spiegazioni per spiegare la modifica in modo trasparente, seguendo l’esempio di altri settori, come quello bancario, che per ogni modifica invia informative chiare ed esaustive, o il settore dei giochi online, che riportano molto chiaramente regolamenti, dettagli, costi. Così funzionano, infatti, i casinò online sicuri e affidabili, alcuni dei quali tra l’altro regalano bonus benvenuto senza deposito.
La fatturazione ogni 28 giorni
La storia del grande inganno inizia a fine 2016 quando gli operatori telefonici principali, come Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb decidono quasi in concomitanza di cambiare la periodicità dell’invio delle bollette. Essa passa da mensile a settimanale, cioè da una volta al mese a 4 settimane (28 giorni). Il pagamento annuale per l’utente non è più, quindi, di 12 volte all’anno, ma 13. In sostanza la spesa per il consumatore è dell’8,6% in più. L’agenzia a difesa dei consumatori si attiva subito per cercare di intervenire. Una sentenza di AGCOM delibera che la fatturazione debba avvenire obbligatoriamente mensilmente per la telefonia fissa e ogni 28 giorni minimo per quella mobile.
Questo per una questione di trasparenza: la telefonia mobile è nella maggior parte dei casi (per il 76%) prepagata, mentre nel caso del fisso l’addebito avviene direttamente su conto corrente bancario, quindi diventa difficile per il consumatore capire la modalità dell’aumento. La discriminante quindi è un vizio di trasparenza che, se nel caso della telefonia mobile è considerato tollerabile, non lo è nel fisso. Nonostante la sentenza sia stata contro le aziende in favore dei consumatori, le cose non cambiano e, anzi, anche Sky Italia si fa influenzare e inizia a fatturare ogni 28 giorni.
Intervento del Parlamento e la nuova denuncia
A seguito della delibera dell’AGCOM e a fronte di nessun cambiamento, l’Unione Nazionale dei Consumatori ha richiesto che la modifica e il ripristino siano imposti da una regolamentazione urgente. A fronte di un disinteresse degli operatori nei confronti del regolamento è intervenuto quindi il legislatore. Il 14 novembre 2017, quindi, la Commissione Bilancio del Senato ha stabilito il ritorno alla fatturazione su base mensile. Il termine per il ripristino della situazione è il 5 aprile 2018.
Le agenzie oggi hanno quindi ripristinato la fatturazione come richiesto, ma hanno comunque mantenuto l’aumento dell’8,6%. Si aprono quindi nuove denunce dell’Unione Nazionale Consumatori per la violazione degli obblighi informativi. Una serie di consumatori attendono la restituzione del denaro percepito indebitamente dagli operatori di telefonia.