Recensioni

Together’s Symphony

La ritrovata ispirazione del padre dell’elettronica italiana, dopo un lungo periodo di silenzio, si sta manifestando anche attraverso nuove collaborazioni, fra cui rientra, anche questa con l’artista romano Nimh.

Il risultato di questo incontro, viene pubblicato dalla Silentes col titolo “Together’s Symphony”, un 4 CD box-set in edizione limitata a 300 copie, contenente l’album di inediti di Maurizio Bianchi, “Niddah Emmhna”, il nuovo lavoro di Nimh, “Subterranean Thoughts”, e due dischi, a metà fra lo split e la collaborazione, “Secluded Truths” e “Together’s Symphony”.

Partendo proprio da quest’ultimo, il punto d’incontro fra le tracce dei due artisti sembra essere stata la comune fonte d’ispirazione: l’aver svolto un viaggio introspettivo che non seguisse alcun canone compositivo, ma che rappresentasse un’entusiastica manifestazione di libertà e del desiderio di sperimentare. E “Beyond the Gates” e “Land Use I” dimostrano proprio come una parte dell’elettronica non voglia ancora andare incontro alla fruizione spicciola, perseguendo piuttosto una forma espressiva – sincera quanto complessa – che, in “Secluded Truths”, fa da sfondo ad un complesso intreccio di strumenti acustici ed elettronici, in un intrigante percorso fra generi diversi.

In “Niddah Emmhna” poi, Bianchi si distanzia in parte dalle sonorità degli ’80, prediligendo invece le soluzioni ambientali, anche recentemente proposte, e dando vita a due incredibili suite di quasi quaranta minuti ciascuna, entrambe sorprendenti nel suscitare un continuo fluire di emozioni e sensazioni differenti, senza pause, senza momenti di stasi. Uno sciame di riverberi si assembrano in un moto che riesce a spaziare, infatti, tra atmosfere distanti, evocando scenari tersi e ariosi che riescono poi a divenire plumbei e sofferenti, a tratti corrosivi e penetranti.

L’album di Nimh si apre con un drone di rara bellezza, che colma gli spazi auditivi, sfociando nella lunga “Recovered Memories”, in cui il lato elettronico acquista lentamente più spessore. Una tensione accumulata che sfocia nell’affascinante “Back to Laudomia” e nelle successive “Subterraneann Thoughts” e “The Liquid Dream”, in cui l’impiego di passaggi musicali alleggerisce un ascolto sicuramente divenuto impegnativo. Come nello stile di Verticchio, l’utilizzo di sample ambientali assume un ruolo importante in fase compositiva senza però arrivare mai a spostare l’equilibrio dei pezzi verso il puro field recording, prediligendo piuttosto la creazione di atmosfere sommesse, una elettronica non roboante, ma elegantemente sofisticata che rinfresca il concetto di “landscapes music”.

Ciò che realmente accomuna i due autori, sembrerebbe essere la propensione ad un ritorno ad una dimensione concreta nelle proprie composizioni, la ricerca di una dimensione “umana”, che renda meno impalpabili e astratte le proprie riflessioni.
L’indicazione del voto – in quanto riduzione del qualitativo al quantitativo – è di per sé insopportabile e, nonostante ciò, cerchiamo sempre di offrire un riferimento per orientare i lettori. In questo caso, però, qualsiasi giudizio numerico risulta impossibile, in quanto diviene troppo difficile ridurre e classificare le molteplici emozioni che l’ascolto di queste oltre quattro ore di sperimentazione regala.