Brutti, sporchi e cattivi.
Non me ne vogliano i Bad News per il giudizio estetico ingeneroso prima ancora di averli visti in foto, ma è la prima cosa che viene in mente dopo aver ascoltato questo Requiem For A Typewriter nella sua interezza.
Il loro è un suono pernicioso, una miscela letale di rock’n’roll, blues, surf e immaginario da volumetto pulp. Tutto quello che c’è da sapere su questo trio di balordi di Como che incarnano lo spirito del rock’n’roll nella sua più feroce essenzialità.
Tre accordi crudissimi lanciati in boogie lascivi: croce e delizia di un genere che non ha certo nell’ecletticità il proprio punto di forza, ma che i Bad News interpretano con sicurezza e senza la minima caduta di tensione. Un principio che viene subito messo in chiaro dall’opener Ghost Waltz, strumentale che pare tratta dal tema di un film hard boiled.
Il resto del programma non è certo più spensierato. A partire da Ok Alright si entra in un circolo vizioso e malsano, con chitarre che sembrano avere del fil di ferro arrugginito al posto delle corde e la voce di chi ha appena fatto dei gargarismi col vetriolo.
La formazione è quella tipica del garage più feroce (due chitarre e batteria) anche se ascoltando il suono oscuro e claustrofobico dell’album direi che l’assenza del basso si percepisce a stento.
Con The Show i ritmi si placano: complice il suono sinistro dell’organo, sembra di respirare il fumo stantio di night club di terza mano.
Grezzo e brutale, Requiem For A Typewriter ha il suo limite e il suo punto di forza nella ripetitività delle ritmiche ossessive e nelle atmosfere minacciose che ci ricordano come il rock’n’roll possa essere ancora un’esperienza che genera sgomento.